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E’ aperto il bando che consentirà a ragazzi e ragazze di età tra 18 e 28 anni in tutta Italia di partecipare al Servizio Civile Digitale, presentando domanda di partecipazione entro le ore 14 di giovedì 28 settembre 2023 con lo SPID.

Il Servizio Civile Digitale, che ha debuttato nel 2021 in fase sperimentale, è un’esperienza di cittadinanza attiva in ambito digitale, ha l’obiettivo di aiutare i cittadini a essere autonomi rispetto all’uso di Internet e dei servizi digitali pubblici e privati.

In questa pagina trovi i progetti proposti da Città di Torino e dagli enti partner: puoi partecipare a 3 progetti per un totale di 15 posti che si realizzeranno a Torino e dintorni, con durata di 12 mesi.

  • Alla pagina Come funziona il Servizio Civile puoi leggere quali sono le principali caratteristiche: durata, luogo di svolgimento, impegno orario, permessi, rimborso spese e percorso di formazione.
    Il compenso mensile previsto per volontarie e volontari è di 507,30 euro.
  • Alla pagina Selezioni Servizio civile sono disponibili le informazioni sulle modalità di svolgimento delle selezioni per chi è ammesso.
    Si svolgeranno indicativamente nel mese di ottobre.
  • I requisiti generali sono descritti nella pagina Come candidarsi e quelli specifici indicati sulla scheda relativa a ogni progetto.
  • La partecipazione ad ogni progetto prevede
    42 ore di formazione generale che consiste in un percorso obbligatorio
    72 ore circa di formazione specifica  che consiste in un percorso obbligatorio i cui contenuti variano in funzione del progetto.

L’avvio in servizio dovrebbe avvenire entro il 28 dicembre 2023.

L’Istituto Universitario Salesiano Torino (IUSTO), con sede in Piazza Conti di Rebaudengo 22, aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana propone, in collaborazione con l’Istituto Universitario Salesiano Venezia (IUSVE), il primo corso di laurea triennale in Relazioni pubbliche e Comunicazione delle Organizzazioni.

Il corso si caratterizza per un approccio didattico attivo, in cui i docenti uniscono una solida formazione accademica a una vasta esperienza professionale. Un elemento distintivo del programma è l’attenzione specifica rivolta ai contesti digitali, preparando gli studenti ad affrontare le sfide dell’era digitale e ad utilizzare in modo etico le opportunità che essa offre. Il tutoraggio didattico, i laboratori grafici e l’insegnamento dell’inglese per tutta la durata del percorso di laurea sono aspetti chiave del programma formativo. Inoltre, l’esperienza di tirocinio permette agli studenti di acquisire una preziosa esperienza sul campo. Il corso si concentra sullo sviluppo di competenze e abilità nei settori delle Public Relations, delle Human Resources, del terzo settore e delle organizzazioni.

“La collaborazione tra i nostri Istituti universitari – ha commentato il direttore accademico di IUSVE don Nicola Giacopini – ha fatto emergere un’abbondante convergenza di valori e prospettive già in fase di progettazione del corso, nel costante desiderio che la persona, sia essa docente o discente, sia sempre posta al centro. In una fase storica nella quale le relazioni personali e pubbliche si rivelano un patrimonio sempre più rilevante siamo certi che la professionalità e l’esperienza che IUSTO potrà aggiungere al progetto condiviso si riveleranno un importante valore aggiunto nella proposta del nuovo corso”.

Per tutti/e coloro che stanno valutando di iscriversi a questo corso, l’appuntamento è giovedì 6 luglio alle ore 17.00; interverrà il prof. Mariano Diotto con uno speech su “Marketing e comunicazione d’impresa: i nuovi modelli guidati dalle neuroscienze”. Il prof. Diotto è Coordinatore del Dipartimento Brand dell’AINEM (Associazione Italiana Neuromarketing), membro dell’Associazione Internazionale NMSBA (Neuromarketing Science & Business Association), membro dell’AISS (Associazione Italiana di Studi Semiotici), Direttore del Dipartimento di Comunicazione dello IUSVE fino al 2019.

Si potrà visionare il campus, conoscere alcuni docenti del corso, e porre le proprie domande al responsabile. Per maggiori informazioni e per confermare la partecipazione, visita il sito dell’Istituto: www.ius.to

ESCP sale per la prima volta sul podio delle migliori Business School d’Europa, al terzo posto nella classifica stilata annualmente dal Financial Times che prende in considerazione i più eccellenti corsi di studio per futuri manager e di perfezionamento per chi già lavora. La più antica Scuola di management al mondo, fondata nel 1819, si conferma ai vertici dei ranking nazionali anche nei Paesi in cui è presente con i suoi sei campus: prima in Italia, Germania, Spagna e Polonia, seconda in Francia e Regno Unito. In graduatoria ESCP segue HEC Paris (1°) e London Business School (2°), precedendo invece SDA Bocconi (4°) e University of St Gallen (5°).

Il quotidiano britannico considera l’offerta formativa complessiva delle 95 business school internazionali accorpando i risultati dei singoli programmi specifici del settore manageriale esistenti quali MBA, Executive Education, Master in Management (MiM) e EMBA. Su tutta la linea, ESCP ha dimostrato prestazioni eccezionali, con tre corsi – EMBA, MIM e Master in Finance – che si collocano tra i primi cinque al mondo.

Gli sbocchi occupazionali negli ambiti più diversi – dalla Finanza alla Consulenza, dal settore industriale al Terziario – prospettati da ESCP sono di grande rilievo sia per la rapidità dei graduates nel trovare lavoro, sia per i livelli retributivi raggiunti, con incrementi salariali rilevanti: +74% per i manager che hanno frequentato l’Executive MBA (circa 311.444 dollari, pari a circa 296.500 euro), +52% per gli studenti del Master in Management (circa 95.742 dollari, pari a oltre 91.000 euro).

ESCP emerge inoltre sotto il profilo della “Diversity”: l’86% del corpo docenti è internazionale e il 100% possiede un dottorato, un valore inestimabile che consente di garantire agli studenti una preparazione multiculturale e multiprospettica, adeguata ad affrontare un percorso professionale in ambito aziendale o come giovani imprenditori in prima persona.

IUSTO offre un corso per diventare tecnico/a specializzato in Risorse Umane.
ll corso si pone l’obiettivo di formare un professionista in grado di gestire le relazioni con il personale e con gli stakeholders, selezionare il personale, individuare i bisogni formativi e sviluppare conseguenti piani di formazione delle risorse umane.
Sbocchi occupazionali

Professionisti in grado di operare all’interno di agenzie per il lavoro, società di ricerca e selezione delle risorse umane nell’ambito delle funzioni di selezione del personale, e in aziende strutturate, all’interno della gestione risorse umane con compiti di sviluppo dell’area organizzativa e formativa.
Struttura didattica e orari
Il corso propone un approccio formativo integrato, che intreccia una solida preparazione teorica con lo sviluppo di capacità tecniche sollecitate e consolidate attraverso esperienze laboratoriali e di stage.
800 ore di corso totali, di cui 300 di stage.

dal lunedì al venerdì, con orario indicativo 9.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00 

Tempistiche selezione
11/10/2022 ore 10.00: termine iscrizione on-line
13/10 ore 10.00 : prova scritta
13/10 ore 13.30: prova orale
14/10 ore 17.00: pubblicazione esiti
19/10: termine invio documenti iscrizioni

Per presentare la domanda di ammissione per la 1selezione è necessario compilare la presente domanda di iscrizione on-line entro il 11/10/2022 ore 10:00 a questo link

Dal 2002 é stata introdotta in Italia la possibilità di richiedere il riconoscimento del proprio titolo di studio ottenuto all’estero.

L’ente competente per richiedere il riconoscimento accademico del tuo titolo di studio estero è l’università, a cui puoi rivolgerti per le seguenti finalità:

  • accesso all’istruzione superiore: questa procedura non trasforma il tuo titolo estero di scuola secondaria in un titolo italiano, ma consiste in una valutazione del tuo titolo estero per l’accesso a corsi di I ciclo (laurea e laurea magistrale a ciclo unico)
  • proseguimento degli studi universitari: questa procedura non trasforma il tuo titolo accademico estero in un titolo italiano, ma consiste in una valutazione del tuo titolo estero per l’accesso a corsi di II ciclo (laurea magistrale)
  • conseguimento dei titoli universitari italiani (procedura un tempo chiamata “equipollenza”): questa è una procedura di valutazione dei titoli finali esteri di I e II ciclo (lauree estere) per l’ottenimento di un corrispondente titolo finale italiano rispettivamente di I o di II ciclo (laurea, laurea magistrale a ciclo unico, laurea magistrale) con l’obiettivo di rilasciare un titolo finale italiano, cioè avente valore legale nel nostro sistema.

Le prossime scadenze sono il 31 marzo 2022 per la  Procedura per l’ottenimento dell’equipollenza al Politecnico di Torino e il 6 maggio 2022 per il riconoscimento titoli di studio esteri dell’Università degli Studi di Torino.

Sette anni fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito l’International Day of Women and Girls in Science, la Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza che cade proprio oggi, 11 febbraio.

L’obiettivo è superare i pregiudizi e gli ostacoli all’origine del divario che ancora esiste nel mondo della ricerca, dove gli uomini sono ancora in netta maggioranza. Qual è la situazione allora dei corsi di laurea STEM?

STEM è l’acronimo inglese che include i corsi di studio in Scienze, Tecnologia, ingegneria e matematica.

Secondo l’ultima indagine Censis, le ragazze iscritte a corsi di laurea STEM sono poco più del 39% ma la percentuale scende al 18% nell’area di ingegneria. La buona notizia é che i numeri comunque sono in costante crescita.

E’ stato presentato venerdì 28 gennaio il Rapporto tematico AlmaLaurea “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”.

Il primo dato è che il Italia sono donne il 60% delle laureate. Le donne, ancora, prendono parte più degli uomini alle esperienze di tirocinio curriculare (61,4% rispetto al 52,1%), ma anche alle esperienze di lavoro durante gli studi (66,0% rispetto al 64,0%) e a quelle di studio all’estero (11,6%, rispetto al 10,9% degli uomini), anche se per queste ultime le differenze con gli uomini risultano molto contenute e poco rilevanti. Le performance universitarie, in termini sia di regolarità negli studi sia di voto di laurea, sono migliori per le donne (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110).

Quanto agli esiti occupazionali sono confermate le note differenze di genere, nel breve e nel medio periodo, per le diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro e di valorizzazione professionale. Il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente pari a 85,2% e 91,2%. La pandemia da Covid-19 ha poi tendenzialmente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Inoltre, a cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente.

Gli uomini risultano avvantaggiati anche rispetto ad alcune caratteristiche del lavoro svolto: per loro maggiore lavoro autonomo (a cinque anni dal titolo 7,5% per le donne e 11,6% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 20,2% e 21,8%, rispettivamente, tra quelli di secondo livello) o alle dipendenze con un contratto a tempo indeterminato (64,5% per le donne e 67,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 52,2% e 59,1% tra quelli di secondo livello); per le donne, invece, più contratti non standard, ossia principalmente alle dipendenze a tempo determinato.

In termini retributivi si conferma il vantaggio a favore degli uomini. In particolare, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più:

E’ stato recentemente proposta dal Ministro dell’Istruzione e dalla Ministra dell’Università una possibile riforma per l’accesso all’insegnamento dopo il conseguimento della laurea.

In breve, per accedere alla professione di docente si starebbe optando per 60 crediti universitaridei quali una parte si dovrebbero destinare al tirocinio. Lo studente e la studentessa interessato/a all’insegnamento conseguirebbe questi crediti che farebbero normalmente parte del regolare corso di laurea: 36 riguarderebbero il settore pedagogico e 24 sarebbero dedicati al tirocinio da svolgere nelle scuole.

Questo iter permetterebbe all’interessato/a di conseguire il titolo di abilitazione all’insegnamento e di partecipare ai concorsi per l’assunzione in ruolo: le procedure concorsuali consisterebbero in una sola prova scritta formata da un test a risposta multipla. Seguirebbe un anno di prova, a seguito del quale, se ottenuto esito positivo, si avrebbe la conferma per il ruolo.

Stay tuned!

Il Senato della Repubblica ha approvato all’unanimità, in via definitiva, il disegno di legge collegato alla manovra di bilancio sui titoli universitari abilitanti.

La finalità del provvedimento è rendere l’esame conclusivo del corso di studi universitario di alcune professioni regolamentate coincidente proprio con l’esame di stato che abilita a svolgerle.

Al corso di laurea in Medicina, si vanno ora ad aggiungere i corsi di laurea magistrale a ciclo unico in odontoiatria e protesi dentaria (classe LM-46), in farmacia e farmacia industriale (classe LM-13), in medicina veterinaria (classe LM-42), oltre che la laurea magistrale in psicologia (classe LM-51)

Il percorso di abilitazione viene sostituito dal conseguimento di “almeno 30 crediti formativi universitari”, acquisiti con “lo svolgimento di un tirocinio pratico-valutativo interno ai corsi di studi.

Il disegno di legge rende abilitante anche l’esame finale delle laure professionalizzanti in professioni tecniche per l’edilizia e il territorio (classe LP-01), professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali (classe LP-02), e professioni tecniche industriali e dell’informazione (classe LP-03).

La legge specifica che l’adeguamento del sistema universitario si applicherà “a decorrere dall’anno accademico successivo a quello in corso alla data di adozione”. Le norme saranno valide per le università statali e non statali legalmente riconosciute, comprese le università telematiche.

È stata pubblicata oggi l’Indagine AlmaLaurea 2021 su Profilo e Condizione occupazionale dei laureati. I laureati del Politecnico coinvolti nell’indagine sono 7.570; tra questi, 3.954 di primo livello e 3.610 laureati magistrali.

 

Appuntamento atteso dagli studenti e dalle loro famiglie, che spesso influenza la scelta del percorso di studi, l’Indagine conferma una tendenza ormai consolidata: i laureati del Politecnico di Torino trovano lavoro, e ricevono in media retribuzioni più alte rispetto ai laureati degli altri atenei italiani.

 

Analizzando più nel dettaglio il profilo occupazionale dei laureati del Politecnico, l’Indagine evidenzia che si tratta di giovani che in larga parte (l’86,4%) continuano gli studi dopo la laurea triennale, rimandano cioè al post-laurea di tipo magistrale il vero ingresso nel mondo del lavoro. Tra i laureati triennali che non si sono mai iscritti a un corso di laurea magistrale e che quindi sono entrati nel mondo del lavoro, il tasso di occupazione risulta comunque del 71,3%, a fronte di un dato nazionale del 69,2%.

 

Il dato di riferimento più significativo risulta comunque quello che riguarda i laureati magistrali a un anno dalla laurea: è occupato l’87,5% dei laureati magistrali del Politecnico di Torino, un valore di gran lunga superiore alla media nazionale del 68,1%, dato in sensibile calo rispetto allo scorso anno, a causa delle difficoltà del mercato del lavoro legate alla pandemia nell’anno 2020.

La percentuale di occupati aumenta ancora, secondo gli ultimi dati di Almalaurea, a cinque anni dal conseguimento dal titolo, quando raggiunge il 96,5% a fronte dell’87,7% del dato nazionale: un incremento notevole rispetto allo scorso anno, quando gli occupati a cinque anni dal titolo magistrale erano il 92,8%.

 

Interessante la tipologia di occupazione di questi laureati (il 40,1% può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato) e con una significativa differenza di retribuzione tra i laureati magistrali del Politecnico e la media italiana: 1.523 euro netti mensili a fronte di una retribuzione media di 1.364 euro a un anno dal titolo e 1.758 euro rispetto a 1.665 euro a cinque anni dalla laurea.

 

L’Indagine fornisce infine alcuni dati interessanti circa il profilo dei laureati. Interessante notare come il rapporto con il mondo del lavoro cominci per i laureati del Politecnico già negli anni degli studi: il 35% tra i laureati di primo livello e il 47,3% dei magistrali ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi e la metà degli studenti dei due livelli di studio lavora già durante lo svolgimento del percorso formativo.

Altro dato che emerge è la dimensione internazionale del Politecnico, con un’alta percentuale di studenti stranieri: il 10,6% in media (il 13,7% di quelli magistrali, a fronte del 6% a livello nazionale). Inoltre, quasi un terzo degli studenti durante la Laurea Magistrale compie un’esperienza di studio all’estero.

Significative le risposte relative alla soddisfazione: in generale, quasi 9 laureati su 10 si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria nel suo complesso e l’85,1% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente.

 

“I dati emersi dall’indagine annuale proposta da Almalaurea rappresentano un riscontro importante per l’attività dei nostri docenti e per lo sforzo che sta compiendo l’Ateneo per migliorare i programmi e la didattica. Mai come nell’ultimo anno accademico i docenti hanno dimostrato la passione e la professionalità che li contraddistingue, così come il coraggio del Politecnico di fare investimenti importanti anche per il futuro, che continueranno a garantire quella qualità della formazione che da sempre contraddistingue i nostri laureati e che permette loro di trovare un lavoro soddisfacente in breve tempo dopo il titolo”, commenta il Vice Rettore alla Didattica del Politecnico Sebastiano Foti.

 

“Il trend positivo evidenziato dai dati occupazionali è consolidato e riconosciuto per il nostro Ateneo. È anche grazie a questi risultati sull’occupazione che  gli studenti e le loro famiglie scelgono il Politecnico di Torino”, aggiunge la Delegata del Rettore per l’accompagnamento al lavoro Carla Chiasserini, che conclude evidenziando il dato relativo ai tirocini: “Credo che per i nostri studenti affiancare all’attività didattica una formazione sul campo in importanti realtà aziendali come quelle con cui collaboriamo contribuisca in modo significativo non solo ad avvicinarli al mondo del lavoro, ma anche a focalizzare meglio il loro percorso di studi e a trovare la propria strada nella vita”.

 

 

 

 

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