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Seicento anni di storia tra antifascismo e Premi Nobel

 

Nel nostro ultimo articolo abbiamo ripercorso la storia dell’Università di Torino, soffermandoci principalmente sulle figure di spicco per il nostro Paese che l’hanno frequentata. Siamo arrivati all’anno 1918, quando l’Italia è impegnata con le manovre belliche al fronte e Giuseppe Saragat, futuro Presidente d’Italia, si laurea in Economia a Torino.

 

Con la Riforma Gentile del 1923 quella di Torino diventa una delle dieci università gestite e finanziate direttamente dallo Stato.

Dal 1925 la resistenza è impegnata a combattere contro il fascismo, che prende sempre più piede all’interno dell’Ateneo. Ne consegue quindi un periodo culturale di fiorente antifascismo, con figure quali Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Leone Ginzburg, Massimo Mila, Vittorio Foa, Giorgio Agosti, Dante Livio Bianco e Cesare Pavese.

Tra 1934 e 1935 conseguono la laurea due importanti Premi Nobel, prima Salvatore Luria, poi Rita Levi-Montalcini, entrambi laureati in Medicina e Chirurgia. 

Il torinese Luria vince il Premio Nobel per la Medicina nel 1969, grazie alle sue rivoluzionarie ricerche rispetto la moltiplicazione e la mutabilità dei virus. Non è solo un brillante scienziato che collabora fianco a fianco con Enrico Fermi, ma anche personalità impegnata politicamente: convinto nei rischi dell’impiego atomico e occupato politicamente in una campagna contro la guerra in Vietnam, a Luria vengono negati i fondi per finanziare i suoi studi nel 1969, in America, dove vive e lavora, per le sue idee controcorrente. 

La vita di queste poliedriche personalità che donano lustro alla città di Torino sono complesse e travolgenti, difficili da riassumere in poche righe, ma è doveroso citare alcuni eventi che hanno reso Rita Levi-Montalcini tra le figure più interessanti del nostro Paese. La Senatrice a vita ha fatto la storia quando, negli anni Cinquanta, scopre il fattore di accrescimento della fibra nervosa, che le vale il Premio Nobel per la Medicina nel 1986. La Montalcini è anche ricordata come forte icona di emancipazione femminile per essere la prima donna ammessa alla Pontificia Accademia Delle Scienze. Perseguita durante le leggi razziali in quanto di fede ebraica, Rita Levi-Montalcini si rifugia con la famiglia in Belgio per poi tornare a Torino, sua città natale, quando nel 1940, prepara un vero e proprio laboratorio casalingo per non lasciare incompiute le sue ricerche scientifiche. 

Erano tempi difficili per una scienziata, specie se donna ed ebrea. Dichiara di esser vissuta in “un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità” ; “sapevo che le nostre capacità mentali – uomo e donna – son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio.” (Che tempo che fa, Intervista a Rita Levi-Montalcini, Rai Uno)

Vi vogliamo lasciare con una frase della Levi-Montalcini, nella speranza che possa essere d’ispirazione per tutti e tutte, una frase che sa di libertà:

 

Da bambine mio padre ripeteva a mia sorella e a me che dovevamo essere libere pensatrici. E noi siamo diventate libere pensatrici prima ancora di sapere cosa volesse dire pensare.”

(Rivista Club Tre, Intervista a Rita Levi- Montalcini sulla, Novembre 2008, p. 61)

 

(fonte: www.unito.it)

Ylenia Covalea

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Seicento anni di storia tra peste, guerre e Unità d’Italia

 

Erasmo da Rotterdam, Giovanni Giolitti, Luigi Einaudi, Antonio Gramsci. Sono solo alcune delle personalità di rilievo che hanno scelto Torino per i loro studi accademici.

Tra le più rinomate università italiane figura proprio la nostra, con ben 72.461 iscrizioni, alle sue spalle una storia centenaria: fatta di avvenimenti importanti e figure chiave del panorama socio-culturale del nostro Paese. Inizia così un viaggio alla scoperta della storia dell’Ateneo torinese, dalla sua fondazione, ai primi anni del Novecento, una storia accademica strettamente connessa al panorama politico e culturale italiano; più di seicento anni di storia tra peste, guerre e Unità d’Italia.

L’Universitas Augustae Taurinorum, meglio conosciuta come l’Università degli Studi di Torino, è stata fondata nel XV secolo. È circa il 1404 quando Ludovico di Savoia-Acaia, ultimo discendente del ramo Savoia-Acaia, sceglie la città di Torino come sede di una nuova università, con il volere di farlo diventare una delle principali università europee, come le rinomate Bologna e Parigi.

Già il 4 settembre del 1506, ormai 514 anni fa, consegue la laurea in Teologia una personalità di spicco per l’umanesimo europeo: il filosofo e teologo Erasmo da Rotterdam, proprio durante uno dei sui viaggi studio in Italia che lo porta anche a soggiornare a Bologna e Venezia, ospite del suocero dell’editore Aldo Manuzio. È presente una targa commemorativa, risalente al 1876, a ricordare il prestigioso apporto del sommo filosofo alla città di Torino. 

Nel 1791 avviene la rivolta degli universitari, gli scontri aumentano e la guerra della Francia rivoluzionaria porta il Rettore a chiudere l’Università.

Peste del Seicento dopo un periodo di crisi dovuto alla peste, durante tutto l’arco del Settecento, l’Università si rinnova, amplia i suoi insegnamenti e sposta la sede nel palazzo di via Po, in pieno centro città. La facoltà più frequentata, nel periodo che va tra il 1730 e il 1798 è quella di Legge, che conta 4.169 studenti. Sono ben 7.982 i laureti in totale negli atenei Torinesi, un numero che sembra esiguo rispetto ai dati odierni, ma che per l’epoca non lo era affatto. Tra di essi c’è anche il chimico e fisco Amedeo Avogadro, che si laurea nel 1796, non in materie scientifiche come si potrebbe pensare, ma bensì in Legge Ecclesiastica, all’età di vent’anni. Prima di entrare nella storia per la rivoluzionaria scoperta omonima; la Legge Avogadro, lo studioso intraprende la carriera legale. 

Sappiamo di un altro celebre laureato nel capoluogo piemontese; è Giovanni Giolitti, che verosimilmente intorno alla seconda metà dell’Ottocento, consegue la laurea in Giurisprudenza. Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia dal 1892 al 1893 sotto la monarchia di Re Umberto I, non è la sola carica politica ad aver preso parte alla vita universitaria piemontese.

1861 — In vista dell’Unità d’Italia che vedrà Torino come prima capitale del Regno d’Italia, la sede universitaria accresce esponenzialmente d’importanza, le facoltà vengono sostituite da scuole speciali come: Chimica, Chirurgia, Belle Arti, Giurisprudenza, Medicina, Fisica e Matematica, Letteratura e Medicina Veterinaria. Vengono anche istituite le facoltà di Teologia, Legge, Medicina, Scienze, Letteratura ed Economia Politica. 

Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento sono innumerevoli le icone storiche del nostro paese a frequentare l’università a Torino: il 1895 è l’anno in cui Luigi Einaudi, appena ventunenne e futuro vice Presidente del Consiglio dei ministri e secondo Presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955, consegue la laurea in Giurisprudenza. Non solo Presidente della Repubblica, ma anche padre di Giulio Einaudi, fondatore della casa editrice omonima, la Giulio Einaudi Editore, nata nel 1933 proprio a Torino, nella storica sede di via Biancamano 2. 

È poi la volta di Antonio Gramsci che nel 1911 si iscrive all’università, figura poliedrica e strettamente connessa al Partito Comunista Italiano, ma anche conosciuto come filosofo, scrittore, giornalista, e linguista. 

Nel 1915, quando l’Italia entra a far parte dei combattimenti della Prima Guerra Mondiale, Palmiro Togliatti, prossima personalità alla guida del Partito Comunista Italiano nel 1926, poi Ministro di Grazia e Giustizia del Regno d’Italia nel 1945 e infine Vicepresidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia nel 1944, si laurea in Legge. La sua tesi, Il regime doganale delle colonie, viene discussa  Luigi Einaudi (wikipedia).

1918 — Sul fronte italiano sono in atto le manovre belliche tra il Regno d’Italia e gli Alleati contro le armate austroungariche al confine con la Svizzera e le sponde settentrionali del Golfo di Venezia. Durante un anno così teso e bellicoso, Giuseppe Saragat, si laurea in Economia a Torino, per diventare poi il prossimo Presidente d’Italia, il quinto, durante la Presidenza del Consiglio di Aldo Moro.

Menzione d’onore deve essere fatta per il filosofo Friedrich Nietzsche che soggiorna in Piazza Carlo Alberto nel 1888. Non prende parte alle lezioni universitarie, ma è doveroso citarlo in quanto il suo passaggio in città smosse sicuramente gli animi, durante la sua permanenza scrive L’Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo.

(fonte: www.unito.it)

Ylenia Covalea

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