Buone notizie dal fronte occupazionale: cresce infatti il tasso dei giovani che, cinti d’alloro dall’Università di Torino, risulta occupato a tre anni dall’ottenimento del titolo.

Per quanto riguarda le lauree a ciclo unico, è sorprendente come nel gradino più alto del podio dei maggiormente occupati si classifichi chi proviene da corsi di studio letterari, con una percentuale di impiego che sfiora il 100%.

Questo secondo i dati del Rapporto di Sostenibilità che verranno ampiamente illustrati in occasione della cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno Accademico (lunedì 28 novembre, ore 10:00 – Aula Magna della Cavallerizza Reale) dal Rettore Gianmaria Ajani.
In seconda e terza postazione si piazzano le lauree del settore chimico-farmaceutico e l’agrario-veterinario, che vedono rispettivamente un tasso di occupazione del 96,3% e 93,3%.

Se parliamo di lauree magistrali, invece, sono i laureati del ramo Difesa e sicurezza a trovare più lavoro, con il 94% di occupati nell’area Medica ed il 93,6% in quella Economico-statistica.
Anche chi, come gli studenti di Giurisprudenza, incontra più difficoltà nel post-laurea risulta comunque occupato nel 71,4% dei casi.

Il nostro compito – dichiara il Rettore tirando il ballo anche il tema caldo della Costituzione – è formare nuove competenze per il territorio. La nostra parola chiave è innovazione. L’Italia deve creare nuovi lavori e le università ne formano i profili professionali. Bisogna imparare a leggere l’art. 33 sul diritto allo studio con l’art. 1, che definisce l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro”.

I dati occupazionali dell’Università di Torino sono dunque in controtendenza rispetto alle medie nazionali, così come lo è l’aumento di iscrizioni all’Ateneo, passato da 67.043 studenti del 2014 a 67.388 nel 2015. Sensibile anche l’incremento della percentuale di coloro che scelgono l’Università di Torino pur provenendo da altre regioni: salgono del 10% gli studenti non originari del Piemonte, con l’8% di loro annoverabile tra i nuovi immatricolati.