Siamo sopravvissuti!
Nonostante la tre giorni natalizia abbia messo a dura prova i nostri organismi con pranzi e cene luculliane, noi di StudyinTorino non ci arrendiamo al torpore e torniamo a farvi compagnia in questo giovedì di sonnolenza post-prandiale.

Lo ammetto, per un attimo abbiamo pensato di saltare il consueto post settimanale
per darvi appuntamento solo nell’anno nuovo.
Perché non prenderci una pausa ora, mentre le università sono chiuse, gli appuntamenti per gli studenti scarseggiano e la vita quotidiana della città di Torino si impigrisce sotto moli di pandori e panettoni?!

Non potevamo però mettere a tacere le nostre coscienze: in periodo di bilanci e buoni propositi, proprio non potevamo permetterci di dimenticare quell’attitudine ed attenzione per il sociale che hanno finora contraddistinto il nostro operato e rinunciare a sfruttare questo come momento propizio per sensibilizzare su un tema troppo spesso ignorato dal mondo dell’informazione.
Sì, perché mentre in questi giorni di festa schiere di lavoratori postano gloriosi selfie da Cortina, Dubai o Bangkok   – ma foss’anche solo da Pozzuoli, Chivasso o Senigallia –
e, non paghi, rincarano la dose aggiungendo in calce sbeffeggianti finalmente ferie!,
lo studente universitario vive un dramma tutto suo
che lo relega ad una temporanea condizione sociale di isolamento e solitudine.

Se torniamo è dunque per gettare luce su una verità antropo-sociologica sconcertante. Quale?
Ebbene: le vacanze di Natale non esistono!
Almeno non per lo studente universitario.le vacanze di natale non esistono
Egli, al contrario, trascorre gli ultimi dieci giorni di dicembre nelle sembianze di un condannato in attesa di giudizio, temendo gennaio come sentenza di morte certa, la sessione d’esami nelle vesti di plotone d’esecuzione.
Ai sorrisi rilassati dei giovani occupati oppone una smorfia indecifrabile che si porta dietro per tutta la durata delle festività: fronte aggrottata, occhiaie e spasmi dei muscoli facciali esprimono il malcelato senso di colpa di colui che patisce le occhiate di disapprovazione da parte di libri dimenticati per un attimo in favore di un sacrosanto tombolone in famiglia.
Irritabilità e sonno leggero completano poi il profilo dell’universitario, che nei momenti in cui si concede una pausa dallo studio subisce il reclutamento coatto da parte di genitori, zii, prozii, nonni e avi fino alla quarta generazione, che approfittano del supposto tempo libero del giovane per fargli sbrigare compiti di segreteria (‘lo hai scritto il biglietto per il regalo di mamma?’) facchinaggio o affini.

La sua è una battaglia solitaria, schernito ormai com’è anche dagli studenti di scuole medie e superiori.
Un tempo suoi fedeli alleati, hanno ora trovato in insegnanti conniventi la cassa di risonanza adatta per levare le loro voci contro il più annoso dei problemi giovanili: i compiti per le vacanze.
Così, mentre sui social imperversano bufere mediatiche sull’opportunità e giustizia di assegnare esercizi durante la pausa delle lezioni – che poi lo scolaro non vive la vita, quella vera, ma rischia di non imparare nemmeno la costanza e la dedizione dell’impegno –
lo studente universitario si rassegna e prende atto che no, per lui e lui solo le vacanze natalizie non esistono.
Pare lo faccia con carta e penna alla mano, una sola speranza nel cuore:
Caro Babbo Natale, magari se ne riparla ad agosto!