repubblica.it- L’intervento degli artisti ridurrebbe l’impatto delle barriere antiterrorismo e creerebbe un arredo intelligente e di buon gusto diventando, al contempo, un’occasione formativa per gli studenti di Belle arti”. Fiorenzo Alfieri, presidente dell’Accademia Albertina ed ex assessore alla Cultura, quando nel 1997 vennero ideate le “Luci d’artista”, sposa l’idea di trasformare i new jersey di calcestruzzo e le fioriere piazzate nel cuore di Torino in “barriere d’arte”.

Gli studenti dell’Accademia Albertina potrebbero avere un ruolo in questo progetto?
“Ci sono docenti e studenti disponibili, ma occorre che l’iniziativa sia promossa anche dal Comune”.

Ci sono altre condizioni?
“Il tema non dovrebbe essere decorativo, ma avviare una riflessione sul terrorismo, per trovare e sperimentare nuovi sensi, rispetto ad un problema che quotidianamente ci tocca e sgomenta. I giovani artisti dovrebbero essere chiamati a interrogarsi sul motivo per cui si fa questo intervento e per cui si mettono i blocchi. Un motivo da capire e da discutere, poiché è bene che anche gli artisti si confrontino con questi temi. Non si tratta infatti di barriere qualsiasi”.

Che cosa si potrebbe fare nel concreto?
“Si tratta di costruire un progetto attorno a un tema, cercando di capire dove e come intervenire. Le stesse fioriere, non solo i new jersey, potrebbero essere oggetto di un intervento artistico che le “faccia parlare”. Le possibilità sono tante”.

Per quale motivo l’Accademia è interessata a questo progetto?
“Noi cerchiamo di cogliere tutte le occasioni che permettano agli studenti di non limitarsi ad attività di produzione creative all’interno della didattica, ma che siano concrete, si possano vedere e magari nascano da un rapporto con una committenza e dal confronto con un tema progettuale specifico. Come è successo in via Lagrange”.

Che cosa è successo in via Lagrange?
“Con la società Building abbiamo sperimentato una recinzione artistica durante i lavori di ristrutturazione dell’ex sede dei vigili urbani in via Lagrange angolo via Giolitti. L’architetto Boffa ci ha chiesto di coinvolgere gli studenti in un progetto di cantiere d’arte e sono state realizzate 12 opere che sono state esposte all’aperto, senza mai essere vandalizzate, per un anno e mezzo”.

Non siete nuovi, insomma, a iniziative di questo genere?
“No, e sull’onda dell’esperienza pilota di via Lagrange, adesso l’Accademia ha lanciato l’idea dei “cantieri d’arte”, anche in seguito a una riflessione nata per rispondere al bisogno di esprimersi degli street artist, evitando che lo facciano irregolarmente”.

Di che cosa si tratta?
“Nella città delle Luci d’artista potrebbero nascere i Cantieri d’artista. Un’idea che potrebbe essere ripresa anche da altre città. Ora i cantieri vengono recintati con una lamiera ondulata blu, sulla quale vengono poste delle plance per la pubblicità. Se il Comune è disposto

 a rinunciare a una parte di canone pubblicitario, si possono sostituire i manifesti pubblicitari con le opere d’arte”.

E si può fare?
“Per dimostrare che si può fare, a partire da novembre avvieremo un progetto in via Principe Amedeo, in un cantiere dell’Accademia per la ristrutturazione della rotonda Talucchi. Ci lavorerà la scuola di pittura del professor Leonardi”.