cliniche legali contro la tratta di esseri umani

L’Università degli Studi di Torino promuove le Cliniche Legali, realtà già largamente diffuse all’estero. Il metodo clinico-legale prevede l’insegnamento del diritto a partire da casi reali, applicando i codici a contesti concreti. Presso il Dipartimento di Giurisprudenza sono attive cinque cliniche dedicate a diversi temi di stringente attualità:  detenuti ed ex detenuti, rifugiati e migranti, persone senza fissa dimora, persone con disabilità e vittime della tratta.

Le cliniche funzionano come i corsi universitari tradizionali ma, diversamente da questi, forniscono nozioni più approfondite di diritto, promuovono la  giustizia sociale e favoriscono l’accesso concreto ai diritti e alla giustizia. Le cliniche legali hanno storia recente: partite in maniera sperimentale nell’anno accademico 2015-2016, sono entrate a pieno regime dallo scorso anno. Oggi coinvolgono dieci studenti, distribuiti a coppia su otto enti, tra cui il Comune di Torino.

La collaborazione con il Comune è avvenuta nell’ambito del progetto Anello Forte, iniziativa che la Regione Piemonte ha messo in campo per fornteggiare la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani, mirando all’identificazione precoce delle vittime, e conseguentemente alla loro protezione e al loro inserimento sociale. Sono 19, ad oggi, le vittime di tratta incontrate dagli studenti, che stanno anche definendo 6 memorie legali, di cui non si conosce ancora l’esito.

L’operato della clinica rientra tra le attività di Terza Missione: la restituzione dei saperi al territorio. Accanto a didattica e ricerca, si profila con maggior intensità l’impegno civile dell’Università che mette le nuove generazioni al servizio della società, premettendo agli studenti una valida esperienza sul campo e la possibilità di poter applicare concretamente quanto appreso in aula.

La clinica organizza colloqui con le presunte vittime – delle 11mila donne nigeriane sbarcate in Sicilia dalla Libia, l’80% è vittima di tratta secondo i dati 2016 dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) – e, con la presenza di un mediatore culturale, si attiva per comprendere se è possibile attivare una protezione internazionale. Agli studenti è poi affidata la stesura di una memoria legale insieme con la ricostruzione della storia della vittima.