Lincoln si è fermato a Pinerolo!

Così pare, almeno, stando alle affissioni in bacheca che affollano i corridoi dell’Università di Torino.
Fra gli annunci di stanze così luminose e spaziose da ricordare dimore primitive e le tesi “pronte e rilegate nel tempo che ci metti a leggere questa frase”, compaiono a pioggia volantini di un’offerta improbabile. Così improbabile da convincere il quotidiano torinese La Stampa a non peccare di sensazionalismo e lanciare l’allarme: “Choc in bacheca all’Università!”.

A calamitare la curiosità di studenti e non solo i termini scandalosi di un annuncio di lavoro incollato nelle pareti dell’Ateneo.
Cerco SchiavoCERCASI
dice, seguito da informazioni sulle prestazioni professionali richieste: disponibilità lavorativa di 12 ore al giorno, nessuna giornata libera, retribuzione giusto per arrivare a fine mese, ferie (manco a dirlo) zero.

Lo sappiamo: la politica aziendale ha le sue esigenze e un giovane lavoratore, ce lo ha insegnato la Fornero, non deve essere troppo choosy. Per avere successo nel mercato del lavoro ci vuole flessibilità, soprattutto quando si parla di un’azienda leader di settore che si occupa di sviluppo del business attraverso un serrato management e, dunque, richiedente un certo know-how: ma tranquilli, dopo tre mesi di esperienza le porte del mondo del lavoro non si aprono, si spalancano!

Contrariamente a quanto ci saremmo potuti immaginare, però, a seminare il panico in bacheca non è stato un sadico sfruttatore, un capitalista senza scrupoli, ma l’innocuo Ludovico Gabrielli, studente come tanti, arruolato al Politecnico da qualche anno.
Vestiti i panni dello schiavista, il ventiduenne ha voluto fare il verso alle offerte di lavoro – quelle sì dalle condizioni vessatorie – a cui i suoi coetanei hanno ormai fatto il callo. La controversa azione si pone a metà strada fra la reale ricerca da parte del nostro Gabrielli di collaboratori per la sua attività tramite un annuncio-bomba che non passasse inosservato, un’inserzione in confronto alla quale Linkedin is for boys; e la sensibilizzazione sul tema contratti di impiego, che dalla legge Biagi al novello Jobs Act ce lo hanno ormai fatto capire: il lavoro è di per sé un privilegio, l’occasione buona e rara di dimostrare che noi valiamo; brandire un voucher una pretesa anacronistica.

Provocazione esagerata?
Un po’ di gavetta intensiva farà pur bene a farsi le ossa! La vena polemica di Gabrielli – c’è già chi lo pensa storcendo il naso – sta dalla parte della generazione del tutto e subito, quella di giovani e studenti non disposti a rimboccarsi le maniche partendo dal basso, quegli stessi “sdraiati” che imbracciano il telecomando al grido di “o general manager o meglio lo zapping!”. Negli ultimi giorni ci ha pensato anche Poletti a rincarare la dose: se ne vadano all’estero certi individui, non ne sentiremo la mancanza!

Ma pensiamoci meglio.
Se l’ingegnere in erba avesse affisso lo stesso annuncio lasciando tutto com’è, invariate tutte le condizioni, modificando una sola parola; poniamo avesse sostituito la parola schiavo con quella di collaboratore, ricuciamo di qua e di là e leggiamo: “cerco collaboratore, disponibilità 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, retribuzione mensile a 600 Euro”.
Beh, siamo proprio certi che avremmo avvertito qualcosa che non torna? La Stampa avrebbe ugualmente denunciato lo “Choc in bacheca”?

Intanto lo spunto di Gabrielli ha trovato eco sulla rete.
Proprio in questi giorni, in occasione di una rimpatriata per il 31 del corrente mese, qualcuno ha deciso di lanciarsi nell’impresa: trovare una babysitter che consenta di sbarazzarsi da uno stormo di bambini per gustare in santa pace il Cenone di Capodanno.
Retribuzione? Minima, ma con imperdibile occasione di rinnovo del contratto!

 

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Insomma ragazzi, dovesse esservi andata male la selezione col Gabrielli non scoraggiate:
là fuori c’è la signora Pina che vi aspetta, e pace all’anima di Lincoln!